Abbiati: “regole da rispettare o calci in c…”

 

L’ormai ex portiere del Milan Abbiati si racconta in un’intervista alla Gazzetta

Abbiati, se il Milan avesse avuto anche solo la metà della personalità che hanno le Harley, la stagione sarebbe andata diversamente…
“Già. Mi piacerebbe si ripartisse dalla Juve. Questa rosa non era da 7° posto. Con il giusto atteggiamento si potrebbe tornare a puntare la Champions già il prossimo anno”.
Atteggiamento è stata una parola molto ricorrente: Brocchi sostiene che diversi giocatori ce l’hanno sbagliato. 
“Ha ragione. Ci sono stati 4-5 elementi che non hanno fatto quanto gli veniva chiesto. E non parlo di errori tecnici. Il fatto è che se ce n’è solo uno lo controlli e lo isoli, ma cinque sono tanti ed è tutto molto più complicato”.
Milan che ha smarrito i valori, Milan troppo diverso dal passato: lei ha detto che ha smesso per questo.
“Se chiudo gli occhi e ripenso al Milan fino al 2011, vedo un’altra squadra, sotto tutti i profili. Io ragiono secondo certi valori che mi hanno trasmesso Albertini, Costacurta e Maldini. In carriera sono stato multato solo una volta, per un ritardo. Mi ero addormentato. Non sto dicendo che a quell’epoca vivessimo in clausura, ma quando ci allenavamo andavamo a mille all’ora. Se si perde male, a me non viene nemmeno in mente di farmi vedere all’Hollywood. Ormai ero arrivato a un punto in cui il lunedì mattina avevo ansia quando uscivo di casa. Per come andava la squadra mi vergognavo a uscire, anche se la mia coscienza era pulita”.                                                             
È stato un peccato non averla vista in campo contro la Roma.
“Nessun problema. In realtà avevo già staccato la spina ed era giusto che con Brocchi, che è il mio migliore amico, fossi schietto. Ma la mia decisione è dipesa anche dalle prospettive per il prossimo anno: arrivavo dall’attico, sono sceso al pianterreno e rischiavo di finire nel sottoscala. Una questione mia di dignità e orgoglio”.
Quando ha pensato per la prima volta di smettere?
“Dopo il mio sfogo col Chievo, a metà marzo. La decisione definitiva è arrivata dopo il Bologna: avevo fatto il pieno. Vi faccio un esempio emblematico: quando Bacca fu sostituito col Carpi e lasciò il campo senza aspettare la fine e senza salutare chi entrava, nello spogliatoio lo ribaltai. Ebbene, mi sono girato e non c’è stato nessuno che mi abbia supportato. Evidentemente certe cose o non si hanno dentro, o proprio non interessano. Ai miei tempi Gattuso avrebbe tirato fuori il coltello”.
Come sono le sensazioni senza calcio?
“Inizierò a soffrire a metà luglio, quando la squadra andrà in ritiro e io non ci sarò. La realtà è che non mi sono ancora sfogato, non ci ho ancora fatto su un bel pianto. Avrei voluto che succedesse a San Siro con la Roma, ma nulla. Prima o poi crollerò, in privato”.
Numero di sms ricevuti? Che cosa le ha detto Berlusconi?
“Centinaia, anche se è bizzarro che molti abbiano scritto sui social e non a me personalmente. Dal presidente invece nulla, spero si farà vivo, fa parte della mia famiglia”.
Di questi tempi è piuttosto impegnato a vendere il Milan…
“Capisco l’esigenza di avere liquidità fresca, ma non ce lo vedo un Milan senza di lui. Spero che tenga duro e resti dov’è”.
Magari potrebbe rincontrarlo in altre vesti: la rivedremo al Milan?
“Mi piacerebbe molto. Mi vedrò con Galliani, ma non abbiamo un vero appuntamento e non sarò io a bussare in sede. Però ho bene in mente in cosa potrei esser utile al club. Le faccio un esempio: viene da me l’allenatore e mi spiega che quel certo giocatore non si sta comportando bene. Ecco, io sarei quello che va a prenderlo a calci nel culo (ride, n.d.r. ). Club manager: si chiama così, giusto?”.
Quell’allenatore potrebbe essere Brocchi?
“Difficile a dirsi ora. Di certo con lui si può iniziare un progetto. Per come piace il calcio a Berlusconi, Cristian è l’uomo giusto, ha ottime idee. Ma personalmente non avrei cambiato Mihajlovic: mancava troppo poco alla fine”.
Per cosa le piacerebbe essere ricordato?
“Per il lato umano, per la correttezza. Dal punto di vista tecnico non mi interessa”.
Okay, ma se dovesse darsi un voto alla carriera?
“Direi 7,5. Anzi, un 8. Ho avuto alti e bassi, ma nelle partite importanti non ho mai deluso”.
Che cosa le mancherà e che cosa non rimpiangerà del calcio giocato?
“Mi mancherà da matti lo spogliatoio. E non rimpiangerò i ritiri punitivi. Sentirti in gabbia a 38 anni non è il massimo…”.

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