Calciopoli: secondo la Suprema Corte, l’Inter non fece spiare De Santis
E’ stata depositata giovedi 3 settembre 2015, la sentenza della Corte di Cassazione sulla causa intentata dall’ex arbitro Massimo De Santis, contro l’Inter. Il giudice ha assolto gli imputati Massimo Moratti, Giacinto Facchetti e Marco Tronchetti Provera, dalle accuse mosse dall’ex arbitro a proposito dell’esistenza di un dossier denominato ‘Operazione Ladroni’ in relazione al cosiddetto sistema Juventus, un piano ordito per fare vincere titoli alla formazione bianconera.
L’accusa era fondata sulla convinzione che l’attività di spionaggio e di dossieraggio, che è costata una condanna penale a Giuliano Tavaroli (responsabile della sicurezza del gruppo Telecom Italia), ed Emanuele Cipriani titolare dell’agenzia investigativa, a cui Tavaroli si era rivolto per le indagini in questione, fosse stata ordinata dai vertici della società nerazzurra.
Secondo la sentenza della Suprema Corte, stando alla motivazione diffusa dal giornalista Marco Belinazzo de il Sole 24 ore ‘non vi è prova che la raccolta delle informazioni sia imputabile a Fc Internazionale, sulla base di tutte le risultanze probatorie in atti, da cui risulta che, gli accertamenti illeciti furono materialmente posti in essere dai dirigenti responsabili del cosiddetto gruppo Pirelli-Telecom, anche attraverso strutture societarie ad essi facenti capo, e, sul piano giuridico-economico, il costo degli abusivi accertamenti fu sostenuto solo da Pirelli spa; laddove soltanto il teste Tavaroli aveva dichiarato di aver ricevuto l’incarico di spionaggio dalla società calcistica, dichiarazione, tuttavia, di scarsa rilevanza probatoria, atteso che detto incontro – di cui peraltro, a differenza degli altri, erano rimasti indefiniti tempo e luogo – sarebbe avvenuto soltanto alla presenza di Giacinto Facchetti, che tuttavia era venuto a mancare pochi giorni prima della deposizione in questione, dunque senza la possibilità di acquisirne riscontro; del resto, la situazione si palesa evidentemente diversa dalla cd vicenda Vieri, ove la fatturazione delle prestazioni volte ad acquisire illecitamente dati personali è avvenuta nei confronti della società predetta”. Infine, per i giudici di legittimità, non vi è neppure la prova che l’Inter abbia utilizzato a proprio favore i dati personali di De Santis, tant’è che non ci sono state indagini penali contro i suoi dirigenti. E la “pesante condanna di De Santis da parte del Tribunale di Napoli per reati di frode sportiva non è derivata dal cd dossieraggio svolto a suo carico’.