GLI ASSISTENTI MONDIALI, Faverani e Stefani: «Sui fuorigioco si agisce così»
Se Rizzoli è stato il terzo (dopo Gonella e Collina), loro sono stati i primi. Mai nessun assistente italiano aveva partecipato a una finale Mondiale. Loro sono Renato Faverani (sezione di Lodi) e Andrea Stefani (Milano). Probabilmente i migliori al mondo, martedì a Malpensa festeggiati a sorpresa dai colleghi lombardi. Il giusto premio per due fenomeni che a giugno 2015 dovranno ritirarsi (salvo deroghe) per raggiunti limiti di età. Al Maracanà siete stati i migliori in campo, eccezionali alcune chiamate sui fuorigioco. Faverani: «La più complicata su Mueller dopo il palo colto da Howedes: era necessario fotografare l’istante della deviazione e non farsi condizionare dai movimenti successivi. Ero strasicuro, invece, quando ho lasciato andare Messi in occasione del gol che ha sbagliato». Stefani:«Beh, ricordo il gol annullato a Higuain: in una finale Mondiale la bandierina pesa molto di più di qualsiasi altra gara. Detto questo non era una chiamata difficile, avevo tutto sotto controllo. Messi poi è venuto da me: “Sei sicuro?”. Gli rispondo: “Strasicuro: magari a fine gara rivediamo insieme l’azione e se l’Argentina vince mi dai la maglietta”. Non era convinto, poi la Fifa ha mandato in onda il replay nel maxischermo. Messi è andato via dicendo: “Avevi ragione”». Come si diventa assistenti e come si domano i fuorigioco? F.«Tutti cominciamo da arbitri, io sono arrivato fino alla D. Poi si cambia per avere altre opportunità. L’esperienza t’insegna tante cose, spesso noi vediamo i giocatori in fuorigioco perché l’occhio è in ritardo. Devi fare la tara mentale in un attimo. Come è accaduto nella finale di Champions sul primo gol del Bayern». S. «Anche io ero arbitro poi per restare nell’associazione ho cambiato. Il segreto per arrivare al top? Restare sempre te stesso: io sono quello dell’errore in Schalke-Basilea. L’importante è ripartire, senza pensare a quello che si è fatto. E poi se con Renato siamo arrivati in finale, il merito è di tutto il movimento. Il livello italiano è altissimo, il riconoscimento per il nostro risultato è giusto dividerlo con l’intera associazione».