James Rodriguez, dal pianto al ritorno da eroe «Sei un grande»
Il prefetto di Bogotà, Hugo Zarrate, ha annunciato ieri che la celebrazione del ritorno in patria della nazionale colombiana, previsto per le 8 del mattino di oggi ora locale, sarà una cosa molto semplice: ricevimento all’aeroporto El Dorado della capitale, viaggio verso il centro su due pullman scoperti, arrivo in piazza Bolivar dove le autorità terranno un breve discorso sul palco, saluto della squadra mentre la bellezza di settemila poliziotti precettati veglierà sulla sicurezza della giornata. Perché quello che Zarrate non dice è che lungo il tragitto e in piazza sono attesi milioni di colombiani, e ben difficilmente il presidente Juan Manuel Santos – che è stato in Brasile a vedere un paio di partite dei Cafeteros – si lascerà sfuggire l’occasione di ringraziare personalmente gli eroi del Mondiale 2014.
Traguardo storico La Colombia non era mai arrivata ai quarti di finale del torneo: stavolta ci è riuscita mostrando il gioco più piacevole, la luminosa stella di James Rodriguez, è stata eliminata dai padroni di casa del Brasile e pure con qualche dubbio legato all’arbitraggio. La prima pagina del Diario de Magdalenache ieri imperversava su twitter – insulti pesantissimi a Velasco Carbello – è ingiustificabile, ma qualche piccolo rimpianto è legittimo. Uno più educato, ma non meno polemico, è stato l’infortunato Radamel Falcao: «La prossima volta ricordatevi di chiamare un arbitro, che quello per la partita contro il Brasile non è venuto».
La notte di Fortaleza verrà ricordata anche per l’omaggio finale di David Luiz e altri giocatori brasiliani a James Rodriguez in lacrime alla fine della partita. «Mi dicevano che sono un grande giocatore – ha spiegato ieri il colombiano – e ovviamente ne sono orgoglioso. Però la delusione è tanta anche a distanza di ore, perché abbiamo dato tutto e ci siamo andati davvero vicini. L’arbitro non ha aiutato, certo. Ho pianto? Capita anche agli uomini, inutile nemmeno precisarlo». James ha segnato nelle prime cinque partite mondiali della sua carriera, e si congeda dal torneo con l’en plein (e sei gol).
Quello che ha lasciato il suo futuro in sospeso è stato un altro grande personaggio, il trentottenne capitano Mario Yepes, ex Chievo, Milan, Atalanta. I giornalisti al seguito erano certi che ieri avrebbe annunciato il suo addio alla nazionale, invece lui ha preso tempo: «Analizzerò il futuro con la mia famiglia, tranquillamente, ora è il momento di essere soltanto orgogliosi e grati a questa squadra e allo staff tecnico. Abbiamo riportato la Colombia dove le compete. Da domani occorre lavorare per mantenere questa posizione».