Intervista a Candreva: dal Cesena all’Inter
Com’è possibile che nel Cesena non giocavi e invece alla Lazio?
“Le ultime non giocavo perché dovevo andare via a gennaio, ero in partenza. Ho subito anche la frase ‘abbiamo preso uno che non gioca nemmeno al Cesena’, ma fa niente è stata smentita”.
Come andò al Cesena?
“Venivo dal Parma, mi sono trovato in una fase della carriera a girare società perché ero di proprietà dell’Udinese. Andai al Cesena dopo chiamate per tutta l’estate di Giampaolo che ora è alla Samp. Era una squadra che poteva far bene. Non trovavo collocazione anche tattica, ero giovane…”
Come arriva la Lazio?
“Ero in partenza verso Napoli col Cesena, ultimo giorno di mercato, Mi chiamò Pastorello ed era tutto fatto con la Lazio. Arrivai a Roma in serata in treno regionale facendo tutte le fermate e la mattina seguente feci le visite con la Lazio. Salii in macchina di Manzini, sulla radio mi insultavano tutti e io gli dissi ‘me li vuoi far sentire tutti…’”
Primi giorni difficili?
“C’erano tante persone che mi hanno aiutato nello spogliatoio: Rocchi, Zauri, mi dicevano di far parlare il campo. Il mister Reja è stato determinante, lo sento ancora, ho un rapporto particolare con lui. Mi trattava sempre benissimo, mi ha fatto sentire sempre una persona importante. Non volevo mai deluderlo”.
Confronto con i tifosi, cosa è successo sotto la curva? Tutto si sbloccò col gol al Napoli?
“E’ stato un gesto istintivo, ho segnato e sono andato sotto la Curva. Rivederlo mi emoziona molto, mi sarebbe piaciuto andare proprio nella parte centrale e invece sono andato un po’ a destra. Non pensavo a una pace coi tifosi, ma ero un po’ più tranquillo dopo quell’episodio, da lì mi sono tranquillizzato e ho sentito la fiducia dell’ambiente. nella partite successive abbiamo fatto bene, io mi sentivo a mio agio. Col riscatto del 50% preso dalla Lazio è iniziato un altro percorso. Volevo conquistare anche l’altro 50% per diventare tutto della Lazio”.
Da cosa hai capito che ambiente cominciava a piacerti?
“Mi incitavano e questo era per me una spinta per fare bene. Se non la vivi direttamente non sai cos’è la Lazio”.
Derby?
“Era un casino, c’era tanta tensione. Quelle settimane non me le ridarà più nessuno, erano partite particolari per noi, ma non solo per i tifosi”.
Petkovic?
“Abbiamo fatto un anno e mezzo. Il primo è indimenticabile, sei mesi bellissimi poi un calo fisico. Quel 26 maggio abbiamo vinto la partita più importante della storia della Lazio. Prima di quel derby tirava un’aria negativa, eravamo andati in ritiro e tornati a Formello in camera con Marchetti non abbiamo dormito un minuto. Poi quando si scende in campo si dimentica tutto. Non fu una bella partita, zero occasioni ma noi abbiamo sfruttato l’unica buona”.
Rinnovi il contratto e poi cambia qualcosa?
“Fino all’anno scorso ero incedibile, poi sono diventato cedibile. Forse la Lazio doveva fare cassa… Sono arrivate offerte e le hanno tenute in considerazione. Potevo rifiutarle? Io volevo essere un punto di riferimento. Ho dato tutto per quella maglia, io alla fascia di capitano ci tenevo, pensavo di meritarmela. Tanti erano arrivati prima di me, io il vicecapitano non lo volevo fare meglio che lo faceva qualcuno che era alla Lazio da più tempo di me. L’hanno data a Biglia, il mister pensava di fare una cosa buona per il gruppo e non c’è stata alcuna polemica nello spogliatoio”.
Quando Pioli ti ha detto di no della fascia ti ha dato una spiegazione?
“No mi ha detto solo che lo faceva Lucas e io avrei fatto il vice. Io sono salito in camera e poi l’ho richiamato e gli ho detto se non sono pronto per fare il capitano, non lo sono nemmeno per il vice. Ci sono rimasto male, ma può essere anche che non sia solo una scelta del mister”.
Da lì è stato un altro Candreva?
“Si è vero, un po’ moscio. Avevo perso un po’ di magia, era finito qualcosa”.
Hanno detto che eri tu a voler andare via?
“Non ero più incedibile. Da lì ho capito che qualcosa non andava, alla società parlerò sempre bene. Mi ha rilanciato”.
Quando sei arrivato a Milano, poi casino con Mancini… Non hai pensato meglio rimanere alla Lazio?
“Avevano perso 6-0 col Tottenham, via Mancini ero un po’ perso. Ora si è aperto un altro ciclo”.
All’Inter c’è grande qualità?
“Si siamo tutti giocatori qualitativamente forti, siamo una bella squadra. E’ cambiato il mister, ora stiamo costruendo qualcosa di importante”.