Sacchi attacca: “l’Inter di Mourinho, una vergogna per il calcio italiano”
Arrigo Sacchi, ex allenatore e commentatore televisivo senza peli sulla lingua, ha fatto indispettire i tifosi interisti per una sua dichiarazione rilasciata ieri in occasione della presentazione del proprio libro autobiografico intitolato “Calcio totale”.
L’ex allenatore della nazionale, da sempre critico contro la mentalità del calcio italiano, in campo e fuori, questa volta ha bacchettato l’Inter di Mourinho, passata alla storia per il “triplete”, suscitando lo sconcerto della società nerazzurra: “L’ultima volta che abbiamo vinto una Coppa dei Campioni è stato con l’Inter, dove non c’era nemmeno un italiano: questa è assolutamente, a parer mio, una vergogna”.
Arrigo Sacchi aveva fatto parlare di se anche per l’uscita contro la presenza di troppi giocatori “di colore”nelle giovanili italiane, suscitando la sollevazione di Joseph Blatter e la reazione stizzita degli operatori del settore, che non hanno lesinato critiche a Sacchi per le venature razziste contenute nella sua dichiarazione.
Sacchi ha avuto anche parole di elogio per la Juventus e l’obiettivo raggiunto della finale, sottolineando i meriti della dirigenza e del tecnico Allegri: “La Juventus è cresciuta tantissimo in questi anni: ha vinto in Italia e ora la novità è che fa bene a livello internazionale, e questa è una gratificazione dieci volte più grande Il merito va alla società, ai tecnici che hanno lavorato in questo quadriennio, ai ragazzi. La forza di questa Juventus è l’interrelazione tra qualità tecniche, umane, di collettivo. Io mi auguro che vinca la Champions League. Ma anche che lo faccia giocando da protagonista e regalando emozioni”.
Poi ha dispensato consigli su come fermare Lionel Messi, il pericolo numero uno per la Juventus nella finale di Berlino. ” Quando mi dicono Messi risolverà la partita, io dico: dipende. Dipende se i compagni di squadra lo alimentano. Il discorso nodale non è chi marcherà Messi, perché il giocatore è meglio se lo marchi “di sistema” e “di formazione”. Se lo marchi a uomo e quello è più bravo, allora hai perso un giocatore. Invece devi sempre pensare che giochi contro una squadra, non contro un singolo. E tu stesso giochi con la squadra, non con i singoli”.