Se la Juve di Allegri ha insegnato qualcosa nel corso di questa stagione calcistica, ma anche nelle precedenti con la sua guida tecnica, è che la frase “Specchio, specchio delle mie brame…Chi è la più bella del reame?” funziona soltanto nella favola di Biancaneve e i Sette Nani.

Per chi non avesse ancora capito l’accostamento, si andasse a guardare un bel po’ di partite dei bianconeri. Siccome di tempo per farlo ce n’è poco, si può dire che il gioco di Allegri è lo specchio con cui riflette quello degli avversari. Per alcuni funziona alla perfezione, per altri è l’estremizzazione speculare del calcio moderno, per altri è un pugno nello stomaco alla beltà del gioco.

Qualunque sia la ragione travestita da verità, fatto sta che Fiorentina-Juventus, semifinale d’andata di Coppa Italia, è stata una partita sicuramente meno noiosa di Milan-Inter della sera precedente, ma non certamente da ricordare per spettacolarità.

Alla ricerca della colpa

La colpa a chi va ascritta? Al campionato che impone risparmio di energie visti gli obiettivi da raggiungere oppure al modo con cui i due tecnici hanno interpretato la partita? O magari la colpa è di un solo tecnico? La verità sta nel mezzo, oppure di lato, o magari è l’attuale Juve a non lasciare spazio né a sé stessa né agli altri per far strabuzzare gli occhi ai tifosi.

Una cosa però si può dire: quella attuale è una squadra che, se potesse essere trasporta indietro nel tempo a stagioni dove la media punti in campionato in zona Scudetto e Champions era più alta, non riuscirebbe a piazzarsi in classifica neanche nella zona Coppa del Nonno.

Primo tempo solo a tinte viola

Tutta Firenze ad aspettare il ritorno del “traditore” Vlahovic per insultarlo e fischiarlo a dovere. Missione riuscita da parte dei tifosi. La Juve è fortemente rabberciata, la Fiorentina no. Ma, al netto degli infortuni, il tasso tecnico dei bianconeri resta superiore.

Eppure il campo dice altro. Nel primo tempo, i bianconeri si arroccano completamente nella propria metà campo lasciando il solo attaccante serbo davanti che, ovviamente, non la vede mai. I viola sono veloci, arrembanti, bravini anche nel fraseggio.

Le azioni? Tutte di marca Fiorentina. Prima è Bonaventura a mandare il pallone in curva a porta vuota dopo che Perin aveva pensato bene di offrirgli un piccolo presente, poi sono Saponara e Biraghi che ci provano dalla distanza.

La prima vera occasione capita sui piedi di Ikoné, che brucia De Sciglio in velocità e tira: la palla sfiora di pochissimo il palo. Il primo tempo si chiude con il 70% di possesso palla a favore dei viola.

Un autogol al 92’ da “oggi le comiche” decide la partita

Il secondo tempo è la replica del primo: viola in avanti e bianconeri a difendere il fortino. Ikoné, il più attivo, colpisce il palo, ma più che fatalità sembra un gol sbagliato. Finalmente, come un fulmine a ciel sereno, arriva il primo squillo bianconero in avanti: De Sciglio per Vlahovic, il serbo resiste a Igor e stuzzica Terraciano con una palombella, ma il portiere è bravo a smanacciare in angolo.

Sarà lo spavento per il pericolo corso, ma la Fiorentina da quel momento in poi si spegne. La Juve prova a fare qualcosa di più là davanti, ma non costruisce nulla di eclatante. Quando ormai la partita sembra destinata al nulla di fatto, ecco arrivare l’auto-gollonzo dell’anno: Rabiot serve Cuadrado, cross teso del colombiano e Venuti, con un intervento goffo, manda la palla nella sua porta.

Finisce così il primo round di Coppa Italia tra Fiorentina e Juventus. Il ritorno è tra 50 giorni, chissà cosa accadrà nel frattempo.

Di Petrus

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